2018 – SKIN TASTE #5 – Paesaggio Sospettato – Rome

 

installazione site-specific per la quinta edizione di

SKINTASTE #5

progetto a cura di Adriana Rispoli

20 febbraio – 30 aprile 2019

Roma, Porto Fluviale

Skin Taste ha come finalità la riqualificazione estetica dell’area metropolitana e la volontà di fondare un nuovo incubatore di creatività, con la missione specifica di generare una sinergia tra mondi non poi così distanti come l’arte e l’enogastronomia.
Il Porto Fluviale, attualmente ristorante ma anche salotto e luogo di incontro, occupa gli spazi di un capannone degli anni Cinquanta, adibito nel corso degli anni a opificio, magazzino e deposito, tra Trastevere, Piramide e Testaccio, zona oggetto di un intenso fenomeno di rigenerazione urbana nell’ultima decade.
Dopo Mariangela Levita, Flavio Favelli, Giuseppe Stampone, Igor Grubic|Raffaela Mariniello, quest’anno  l’interpretazione della “pelle” dell’ex opificio è stata affidata all’artista romano Danilo Bucchi, noto per la maestria dei suoi interventi urbani di grandi dimensioni, con l’opera Paesaggio Sospettato.
Con un segno pittorico a primo sguardo astratto ma denso di narrazioni silenziose, Bucchi in Paesaggio Sospettato ci introduce in una dimensione “altra”, in cui una figurazione appena accennata parla direttamente all’inconscio dello spettatore. Come in uno screen play surrealistico, i sei pannelli – indipendenti e sciolti da una lettura spazio-temporale – sembrano restituire un intimo flusso di coscienza. In un’alternanza di piani, ominidi iconici del linguaggio dell’artista, assimilabili alla tradizione novecentesca dell’automatismo psichico, abitano un “paesaggio” intervallato da violenti tocchi di rosso e puntellati da accenni alla vita domestica. Apparentemente ludico ma a tratti inquietante, il lavoro di Danilo Bucchi è insieme onirico e realistico concedendo allo spettatore il potere dell’interpretazione e magari dell’immedesimazione.
Come scrive Achille Bonito Oliva, Bucchi non vola svincolato nella verità della materia, egli non vuole trasformare l’arte in una pratica che cancella la gravità fisica del mondo… vuole potenziarlo mediante la fondazione di un metodo reale, figurabile, capace di estrarre un segno, formalizzando e circoscrivendo nel
recinto di una forma necessaria l’oscuro peso del colore.

Skin Taste goal is the redevelopment of a metropolitan area, that wants to become a new incubator of creativity, with the specific mission of generating a synergy between worlds that are not so distant, such as art, food and wine.
Currently a restaurant but also a lounge and a meeting place, Porto Fluviale occupies the spaces of a shed of the fifties, used over the years as a factory, warehouse and storage area, located between Trastevere, Piramide and Testaccio. An area where an intense phenomenon of urban regeneration took place in the last decade.
After Mariangela Levita, Flavio Favelli, Giuseppe Stampone, Igor Grubic | Raffaela Mariniello, this year the interpretation of the “skin” of the former factory has been entrusted to the Roman artist Danilo Bucchi, known for the skill of his large urban interventions, who created the site-specific work Suspected Landscape.
With an abstract pictorial sign at first glance but full of silent narrations, Bucchi in Suspected Landscape introduces us into an “another” dimension, in which a barely mentioned figure speaks directly to the unconscious of the spectator. As in a surrealist screen play, the six panels – independent and loose from a spatio-temporal reading – seem to restore an intimate flow of consciousness. In an alternation of plans, iconic hominids of the artist’s language, similar to the twentieth century tradition of psychic automatism, they inhabit a “landscape” interspersed with violent touches of red and punctuated by references to domestic life. Apparently playful but sometimes disturbing, the work of Danilo Bucchi is both dreamlike and realistic, giving the viewer the power of interpretation and perhaps of identification.
As Achille Bonito Oliva writes, Bucchi does not fly free in the truth of matter, he does not want to transform art into a practice that cancels the physical gravity of the world … he wants to strengthen it by the foundation of a real, figurable method, capable of extracting a sign, formalizing and circumscribing in the enclosure of a necessary shape is the dark weight of color.